“Quante campane c’erano a Modica allora? Per nozze, battesimi, compiete, angelus, ma soprattutto per funerali, quanto si moriva a Modica, si sentiva ogni mezz’ora, senza che nessuno riuscisse a turbarsene, scoppiare come un tuono nell’aria, l’argentino, incoraggiante din-don della morte (….). Erano più o meno cento le chiese di Modica e altrettanti i campanili da San Pietro a San Giuseppe, al Gesù, cento chiese, ognuna col suo alito di devote impastato nella calce come si attacca a una tuta l’odore di un sudore operaio. Chiese d’un bel barocco carnale, con tonde diritte colonne, chiese con cupole, cupolette che, se ai miei amici ricordavano le forme di mostarda calda nelle crete di Caltagirone, in me sobillavano un’altra, più commovente similitudine: i luminosi seni di lei, dietro i bottoni del corpetto allacciato solo a metà…”
Gesualdo Bufalino - Argo il cieco
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